Il 2020 della Ferrari

Scuderia Ferrari

Telaio: Ferrari SF1000
Power Unit: Ferrari 065 V6 t h


GP disputati: 17
Vittorie: 0
Posizione media in gara: 8.393
Pole positions: 0
Posizione media in qualifica: 10.265
Giri veloci: 0
Podi: 3 (17.65% del totale)
Punti: 131 (7.706 a gara)
Km in testa: 0
Giri in testa: 0
Posizione nel Mondiale: 6°

C’è poco da girarci intorno. E’ la Ferrari la vera delusione dell’anno e la delusione aumenta se si guardano i freddi numeri: zero giri in testa, come non accadeva dal 1992; la miseria di tre podi, due dei quali arrivati in gare pazze, mai una pole, mai una vittoria e posizioni in qualifica più vicine al Q2 che al Q1, complice anche l’anno di Vettel che definire orribile è un complimento. Non può essere tutto e solo frutto del famigerato “accordo segreto” con la FIA perchè il motore è importante, anzi fondamentale, ma la Ferrari ha dimostrato grandi carenze anche nell’aerodinamica e nella gestione delle gomme. Un progetto completamente sbagliato e difficile da rattoppare, tanto che quando si è provato a mettere una pezza in un punto, si è aperto uno squarcio in un altro.

Leclerc ha cercato di tirare fuori tutto il possibile dalla macchina, mentre pesa come un macigno il 2020 di Vettel che sembra non sia neanche mai sceso in pista. Complice anche la pessima gestione dei piloti, con il team che ha deciso già lo scorso anno di puntare (comprensibilmente) su Leclerc ma senza contemporaneamente studiare una buona “exit strategy” per Vettel: il licenziamento estivo è stata l’ultima goccia e così Vettel e la Ferrari si sono trovati separati in casa, la prima mai in grado di fornire stimoli alla sua ex punta di diamante, il secondo poco incline a rischiare e a sbattersi per un progetto del quale non fa parte. La stagione era iniziata male e si è trasformata in in incubo a metà stagione con l’arrivo delle piste veloci (Spa e Monza) che hanno certificato la resa del team e hanno fatto segnare nelle cronache i weekend più bui del Cavallino dalla sua nascita. Il rischio di aggancio da parte dell’Alpha Tauri è stato scongiurato a fine stagione quando un paio di gare un filo meno storte hanno rattoppato il rattoppabile, ma il sesto posto finale è il risultato peggiore dalla nefasta stagione 1980.

Un punto a favore della Ferrari però c’è: toccato il fondo si può solo risalire.

#16 – Charles Leclerc (MNC)


GP disputati: 17
Vittorie: 0
Posizione media in gara: 7.000
Pole positions: 0
Posizione media in qualifica: 8.471
Giri veloci: 0
Podi: 2 (11.76% del totale)
Punti: 98 (7.154 a gara)
Km in testa: 0
Giri in testa: 0
Posizione nel Mondiale: 5°

PowerScore 2020: 5.559 (-0.644)

Head2Head 2020: +2.996
Head2Head all-time: +9.107

Se non fosse stato per Charles, il 2020 della Ferrari sarebbe potuto essere ancora pèiù nero. Nonostante sia rimasto spesso fuori dalla zona punti e poco inquadrato la sua stagione è stata un continuo sbattersi contro una macchina che faceva le bizze, era lenta e inguidabile. Charles ci ha messo del suo e a volte ha un po’ esagerato, forzando la mano anche sul compagno, più impegnato a pensare al 2021 che al giovane collega, ma con una stagione del genere è giusto prendersi rischi, imparare e fare esperienza: meglio sbagliare quando in ballo c’è poco piuttosto che ciccare quando si deve centrare il bersaglio grosso.

Charles è maturato dal 2019, è diventato gentilissimo con le gomme che ha saputo accarezzare come pochi altri sanno fare (vedi Hamilton, Sainz, Raikkonen e Perez) ed è riuscito a fare punti pesantissimi quasi tutte le volte che ha potuto con la quasi-eccezione della Turchia, dove ha gettato al vento un podio ma solo perchè ingolosito dalla possibilità di agguantare una vittoria che sarebbe stata un miracolo. Il suo capolavoro è il gran risultato di Silverstone dove è riuscito a marciare su tempi eccezionali con gomme ormai fruste fino al podio finale, aiutato dai guai di Bottas.

Nonostante il 2021 sembri più chiaro per la Rossa, lo aspetta un’altra stagione dove dovrà lottare col coltello tra i denti per ogni singolo piazzamento. Sarà la seconda stagione grigia su tre in Ferrari e la speranza è che non diventi l’ennesimo pilota tritato dalla squadra.

#5- Sebastian Vettel (GER)


GP disputati: 17
Vittorie: 0
Posizione media in gara: 10.400
Pole positions: 0
Posizione media in qualifica: 12.059
Giri veloci: 0
Podi: 1 (5.88% del totale)
Punti: 33 (2.200 a gara)
Km in testa: 0
Giri in testa: 0

Posizione nel Mondiale: 13°

PowerScore 2020: 36.142 (-1.090)

Head2Head 2020: -0.740
Head2Head all-time: +27.865

Decisamente la più grossa delusione dell’anno. Anche se il calo di Vettel parte da lontano, da quell’Hockenheim 2018 che ha segnato l’inizio della parabila discendente del campione tedesco. Una parabola prima dolce, poi terribilmente discendente, della quale il 2020 rappresenta la parte terminale. Relegato ormai al ruolo di costosa seconda guida, distrutto dal mancato titolo in Rosso, cacciato in malo modo dal team a metà anno, la sua stagione è stata da vecchietto col cappello all’incrocio. Una sfilza infinita di errori, qualificazione nel Q3 diventate un miraggio, gare impalpabile e senza verve condite da dichiarazioni rassegnate e disinteressate. Sia chiaro, la colpa non è tutta sua come non è tutta della Ferrari, ma il 2020 per i due è stata la tempesta perfetta.

Unici, più che rari i guizzi della classe che gli ha consentito di diventare uno dei piloti più vincenti della storia: la gara matta ad Istanbul, la magistrale gestione delle come nel laconico finale del GP di Spagna, chiuso comunque con un giro di ritardo. Troppo poco per un pilota che forse risente troppo della pressione e la cui emotività e la consapevolezza di non essere il punto di riferimento probabilmente lo frega: fu così anche nell’ultimo anno di Red Bull da separato in casa quando Ricciardo esplose cogliendo tre vittorie contro le zero di Seb.

Il suo 2020 è stato un contare i giorni alla fine del campionato e la speranza è che la ventata di aria fresca che gli darà l’approdo in Aston Martin possa rinfrancarlo e risvegliare in lui i geni dormienti del pilota vinci-tutto. Potrebbe essere l’ultima cartuccia di un pilota ormai 34enne.

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