Quando la F1 corse DAVVERO in un parcheggio

Gare nei parcheggi? La Formula 1 ha già dato negli anni ’80 e l’esito finale non fu proprio quello che ci si aspettava.

Le parole di questi giorni di Toto Wolff esprimono un pensiero sempre più condiviso da piloti e appassionati. Il manager austriaco ha infatti affermato “…non sono d’accordo con la direzione intrapresa con gare in grandi parcheggi per supermercati…” riferendosi a quella sequela di piste di nuova generazione venute fuori negli ultimi 20 anni caratterizzata da distese di asfalto, sedi stradali larghe come aeroporti e disegni che offrono pochissime sfide e per giusta più meccaniche che sportive.

Sebbene la definizione di “piste-parcheggio” sia un’iperbole c’è un caso (anzi, due) in cui la Formula 1 corse veramente in un parcheggio e bisogna andare indietro al 1981 e 1982 ai GP di Las Vegas, corsi su un tracciato oggettivamente brutto e senza varietà.

La Formula 1 a quei tempi faceva tappa fissa in America e una della gare del 1981 si doveva svolgere a Watkins Glen, ma il mancato pagamento degli oneri dovuti (circa 800mila dollari) fece saltare la gara, liberando il posto per gli organizzatori del GP a Las Vegas che, forti della loro offerta di 8 milioni costruirono ex-novo una pista la cui corsia pox sfruttava il parcheggio del Caesar’s Palace, mentre la pista fu realizzata su un’area adiacente non urbanizzata con una colata enorme di asfalto. Gli organizzatori presero accordi fino al 1984 ma dopo due sole edizioni il GP a Las Vegas uscì dal Campionato senza tornarci mai più.

La gara del 1981 vide il successo di Alan Jones, all’ultima vittoria in carriera e fu anche teatro dell’assegnazione del primo titolo a Nelson Piquet, mentre nel 1982 si corse di sabato e a spuntarla fu Michele Alboreto su Tyrrell, al suo primo successo iridato. Anche quell’anno Las Vegas assegnò il titolo a Keke Rosberg che, con una sola vittoria (tutt’oggi record negativo) si portò a casa il mondiale falcidiato dalle morti di Villeneuve e Paletti.

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